Con il termine "gemme" si intende, in senso generico, qualsiasi pietra di valore, lavorata. Rientrano in questa categoria anche prodotti d'organismi animali e vegetali tipo ambra, perle, coralli, ecc.

   Le gemme vengono a loro volta suddivise in :

 

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PIETRE PREZIOSE

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PIETRE SEMIPREZIOSE

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PIETRE DURE

 

 

PIETRE PREZIOSE

 

  Rarità e durezza sono i primi indici di preziosità nelle gemme, anche se si tratta di proprietà che non apportano alcun pregio estetico alla pietra, di conseguenza perdono ogni valore se non accompagnate da fattori quali la lucentezza, la trasparenza, la refrattività (proprietà di rifrangere la luce), nonché l'intensità e l'omogeneità di tinta nelle pietre colorate. Determinante è la lucentezza , dovuta all'elevato indice di rifrazione proprio di alcuni cristalli.

   Le quattro pietre preziose per eccellenza, in quanto vi si possono trovare riunite tutte le qualità di cui sopra, sono:

 

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il DIAMANTE 

incolore, azzurro, roseo, giallo, fumé.
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il CORINDONE 

nella varietà rossa è il RUBINO, in tonalità blu è detto ZAFFIRO.
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lo SMERALDO 

varietà verde della famiglia del berillo, al quale appartiene anche l'acquamarina, sebbene meno pregiata.

 

 

PIETRE SEMIPREZIOSE E PIETRE DURE

 

   Ancora assai pregiate sono gemme come l'acquamarina, l'opale, la giada imperiale, lo spinello, il crisoberillo, l'olivina, la tanzanite.

Tra le semipreziose più comuni troviamo invece le tormaline, di tutti i colori, il granato, i vari quarzi (cristallo di rocca, citrino, ametista), i topazi ecc.

   Per pietre dure si intendono invece quelle gemme colorate che mancano di trasparenza; vengono solitamente intagliate a cabochon (superficie curva), incise oppure arrotondate in sfere per collane.  In questa categoria troviamo gemme quali turchesi, lapislazzuli e onici di vario colore.

 

   Infine esistono delle gemme utilizzate in gioielleria che anziché derivare dal mondo minerale, hanno origine animale o vegetale: perle e coralli nascono nel mare, l'ambra è una resina d'albero fossilizzata, l'avorio è ricavato dalle zanne d'elefante.

 

 

 

SCALA DI MOHS

 

 1.  talco  6.  ortoclasio
 2.  gesso  7.  quarzo
 3.  calcite  8.  topazio
 4.  fluorite  9.  corindone
 5.  apatite  10.diamante

  

   La durezza di una sostanza viene determinata col sistema della graffiatura, per cui il materiale più duro incide quello più tenero. Essendo difficile misurare con esattezza tale durezza si è deciso di adottare una scala empirica di dieci minerali campione disposti in ordine crescente di durezza, in modo che ogni elemento scalfisca il precedente e venga scalfito da quello successivo. Tale scala è conosciuta col nome di "scala di Mohs", dal suo ideatore, nella quale troviamo i primi due elementi molto teneri (vengono scalfiti con un'unghia), i successivi tre duri (si graffiano con una punta d'acciaio) mentre gli ultimi cinque vengono considerati molto duri.

   La durezza è molto importante per una gemma, in quanto la sua proprietà ad essere poco facilmente graffiata fa sì che la superficie e gli spigoli restino lucidi a lungo nel tempo.

   Attenzione però a non confondere la durezza con la scarsa fragilità! La proprietà a rompersi facilmente, nelle gemme, è legata piuttosto alla sfaldatura, ossia alla tendenza a rompersi secondo piani cristallografici ben definiti; così anche il diamante, il materiale più duro in assoluto, può rompersi se colpito in una sua precisa sfaldatura ottaedrica.

 

 

TABELLA DELLA DUREZZA

DELLE PRINCIPALI GEMME

 

Diamante  10
Corindone (zaffiro e rubino)   9

Topazio

Spinello

  8
Berillo (smeraldo acquamarina)   7,75
Zircone   7,50

Granato rosso

Tormalina

  7,25
Quarzo (ametista, occhio di gatto)   7

Agata

Diaspro

Vesuviana

  6,5
Turchese   6
Opale   5,5-6,5
Lapislazzuli   5,5
Fluorite   4

 

 

   

 

 

COLORE

 

   All'interno di una stessa specie, ossia in una struttura cristallina simile, si possono trovare pietre di colorazione diversa. Ciò avviene perché il colore è determinato dalla presenza di impurità (per esempio l'ossido di ferro è causa del colore rosso del rubino) che, seppur in percentuali minime, entrano a far parte del cristallo e della sua pigmentazione. Il colore può quindi variare con la natura chimica dell'impurità, mentre il tono e l'uniformità di tinta dipendono dalla percentuale e dalla distribuzione più o meno omogenea del principio colorante.

   Il colore però non è un carattere diagnostico in quanto alcune impurità non sono caratteristiche di una specie, mentre anche impurità diverse possono determinare la medesima colorazione. Anticamente, non essendovi strumenti in grado di studiare le pietre nella loro struttura chimico-fisica, v'era l'abitudine di creare i nomi in base alla tonalità, aggiungendovi solitamente una specificazione dell'area di provenienza. Così tutte le pietre rosse erano rubini (es: rubino balascio, varietà di spinello; rubino brasiliano, varietà di topazio roseo; rubino siberiano, varietà di tormalina; rubino del Capo, varietà di granato; rubino di Boemia, quarzo rosa), le azzurre acquemarine e via dicendo.

 

 

LA LAVORAZIONE DELLE GEMME

 

   Alcune pietre (smeraldi, zaffiro, rubino, topazio, per es.) si presentano a volte in cristalli sufficientemente netti e isolati da poter essere utilizzati in gioielleria dopo una semplice politura, ma si tratta di casi piuttosto rari. Per lo più le pietre preziose gregge hanno un aspetto modesto e un occhio non esperto non riuscirebbe certo ad immaginarne la bellezza che acquistano con la lavorazione.

   Una gemma dallo stato greggio alla sua forma tagliata per gioielleria passa attraverso diversi stadi di lavorazione:

1) CLIVAGGIO: si tratta della separazione meccanica dei cristalli, secondo specifici piani di sfaldatura, detti anche "piani di clivaggio" o "fili della pietra". L'operazione si effettua per mezzo di una lama d'acciaio che si fa penetrare, con un colpo di martello, nella pietra fissata ad un bastoncino di legno con della resina.
2) SGROSSATURA: è un semplice effetto di sfregatura effettuato tra i due pezzi clivati.
3) SFACCETTATURA:

la gemma sgrossata viene lavorata con delle mole d'acciaio, rotanti ad alta velocità, sulle quali viene applicato un impasto di olio e polvere di diamante, o altri abrasivi per pietre specifiche. La pietra è sempre fissata su un paletto di legno che permette all'intagliatore di inclinarla sulla mola fino ad ottenere le sfaccettature desiderate. Si tratta di un lavoro di alta precisione che, se non effettuato correttamente, fa subito scadere il valore della pietra.

4) POLITURA: è l'intervento finale di lucidatura che serve per togliere le striature lasciate dall'abrasivo.

Nella lavorazione di pietre meno dure , oppure per le imitazioni in vetro, si impiegano mole di zinco, stagno o piombo anziché acciaio, e come abrasivi pomice, smeriglio, ossido di ferro, limatura di stagno e altro ancora.

   Risulta evidente che quello dell'intaglio è un lavoro di pazienza molto delicato e di gran esperienza, un'attività specifica che di solito non è competenza dell'orafo artigiano. Lo segnaliamo perché capita che alcuni clienti si presentino con pietre scheggiate o logorate pensando che possiamo sistemarle noi stessi; in realtà la mancanza di esperienza specifica e macchinari idonei fa sì che ci dobbiamo appoggiare per l'operazione a intagliatori provetti. Il ripristino di una pietra è comunque un lavoro di un certo costo, da effettuare conseguentemente su pietre di opportuno valore. E' da aggiungere che solitamente la gemma in questione si trova già incassata su di un gioiello, c'è così da preventivare anche il costo dell'opera dell'orafo, quella di togliere la pietra dalla sua sede e di reincassarla una volta ripristinata.