Con il termine "oro grezzo" definiamo la lavorazione che più caratterizza i gioielli NIGI . Se avete già provveduto a visionare qualcuna delle nostre foto avrete sicuramente notato come le creazioni appaiano subito diverse dalla gioielleria standard. In quest'ultima si fa uso prevalentemente dell' oro polito, lucidato a specchio, eventualmente "graffiato" in superficie con tecniche quali la satinatura o la sabbiatura.

   In realtà l'oggetto appena fuso si presenta con una superficie grezza, porosa, lievemente ruvida. Anche il colore è di un giallo diverso, più caldo (ovviamente dopo la fase di sbiancatura che toglie il nero delle fiamme!). E' proprio questo effetto che noi definiamo "oro grezzo", in quanto non ancora trattato, sgrezzato, appunto, con successive lavorazioni.

   Eppure non si tratta dell'oro greggio, od oro fino, come viene solitamente definito l'oro puro (titolo 999,99%0). Qui il metallo originario è già stato legato in forma 18 Kt. e ha già subito il processo di fusione.

   In realtà il gioiello NIGI lavorato in "oro grezzo" è ancora qualcosa di più: è il prodotto di una lavorazione che porta alla lucidatura finale del gioiello solo alcune parti a scelta, solitamente in rilievo, lasciando invece allo stato grezzo di fusione le parti scavate. Il risultato che si ottiene è un interessante contrasto di colori e sfumature che, per un particolare gioco di ombre e di luci, permette di sbizzarrirsi in innumerevoli motivi di design. L'aspetto del gioiello non è limitato dalla sua forma esterna ma si materializza da tutta la sua superficie.

   Non si creda che questa lavorazione sia meno laboriosa di quella tradizionale, anzi! Mentre nel caso di gioielli completamente lucidi si procede alla lavorazione totale della superficie, nel caso di gioielli in oro grezzo dobbiamo prestare molta attenzione nel lavorare (con la lima, la carta vetrata, le spazzole della lucidatrice) solo le parti desiderate. Infatti una volta anche solo graffiata la parte in oro grezzo non si può più retrocedere dal danno creato. L'oro "grezzo" si ottiene in effetti solo con fusione a cera persa ed ogni forma di lavorazione che si produce sulla sua superficie è un processo irreversibile. Solitamente le parti lasciate in forma grezza sono più interne di quelle lucide quindi, una volta indossato, il gioiello non corre il rischio di rovinarsi con il normale uso di tutti i giorni.

   Questa particolare finitura dell'oro giallo era tipica delle antiche botteghe orafe ma viene da noi interpretata in un'ottica moderna. Si tratta di una lavorazione semilucida già portata all'attenzione  del grande pubblico da ditte famose, solitamente con la dicitura di "oro etrusco".

   Ci permettiamo in questa sede di dissociarci dalla scelta di questo termine in quanto non propriamente adeguato. Gli Etruschi infatti, popolo di grande gusto artistico ed orafi provetti, predilessero per i loro gioielli una lavorazione molto peculiare: quella della granulazione. Su una superficie in lastra (e non a fusione) procedevano a saldare numerose decorazioni a forma di granuli, appunto, fili ritorti ecc.

   Come potete realizzare dalla foto sottostante, questo tipico esempio di gioielleria etrusca si differenzia notevolmente dalla moderna lavorazione denominata "oro etrusco".

 

Coppia di orecchini con pendente ad anfora, III-II sec. a.C.